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Presidente Nazionale

Il bullismo lo combattiamo in piazza fra i ragazzi

Denis Nesci

Il 7 febbraio si è svolta la Giornata Nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo, un argomento particolarmente caro all’U.Di.Con. che, da anni, è impegnata in una massiccia opera di sensibilizzare volta a informare  i ragazzi, in particolare gli studenti delle scuole medie, sui rischi legati a comportamenti aggressivi nei confronti dei propri coetanei.

Quest’anno abbiamo deciso di dare seguito ad un evento che, già lo scorso anno, ha coinvolto centinaia di ragazzi contemporaneamente in molte Regioni su tutto il territorio italiano, organizzando un flash mob in sette regioni: Piemonte, Liguria, Sicilia, Calabria, Campania, Puglia, Lazio hanno ospitato la nostra iniziativa all’interno di scuole, mercati e piazze in modo tale da coinvolgere un bacino ancora più vasto di destinatari, con il supporto della mascotte, Capitan Udicon.

Come associazione di promozione sociale, vogliamo dare un segnale forte, rivolgendoci direttamente ai giovani, ascoltando e cercando, attraverso degli strumenti non convenzionali, di far emergere quelle che sono le loro impressioni e le loro paure. L’evento che si è tenuto in occasione della 4° Giornata Nazionale è stato solo un anticipo di quello che organizzeremo durante l’anno, a partire da marzo con il Convegno Nazionale “BullyFace – il volto del bullismo” giunto alla terza edizione, fino a coinvolgere tutto il territorio nazionale con eventi territoriali e di portata sempre crescente perché non possiamo restare a guardare mentre questi fenomeni mietono vittime tutti i giorni, bisogna che tutti noi facciamo qualcosa di concreto.

In Italia, infatti, secondo alcune statistiche prodotte dall’Istat, tre studenti su cinque sono vittime di violenze o minacce, più del 50% dei ragazzi, in particolare ragazze, tra gli 11 e i 17 anni sono stati vittima di un episodio offensivo, non rispettoso o violento, negli ultimi dodici mesi.
Accanto a questo fenomeno, già di per sé allarmante, c’è da dire che con l’uso sempre più frequente di smartphone da parte di adolescenti (il primo cellulare posseduto dai bambini, in media, è all’età di 10 anni)  ha permesso la diffusione del cyerbullismo che si estende ad una velocità impressionante attraverso chat e social, un metodo incontrollabile che supera ogni barriera, arrivando dall’altra parte del Mondo.
Come mettere un freno a tutto ciò?
Sicuramente l’intervento degli educatori scolastici diventa fondamentale, molti atti infatti si consumano all’interno delle scuole e un occhio attento potrebbe essere quanto mai indispensabile per frenare il fenomeno al momento della sua nascita.

Spetta inoltre ai genitori dialogare il più possibile con i propri figli, perché soltanto cercando di cogliere alcuni comportamenti dei ragazzi si può realmente scoprire da dove deriva un atteggiamento di chiusura che a volte porta a gesti estremi.

Da parte delle istituzioni non manca la collaborazione, è indispensabile infatti denunciare i bulli alle forze armate, sottovalutare episodi ricorrenti può infatti essere il primo passo falso.

Denis Nesci

Feb 2020

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