Abbiamo intervistato l’Avvocato penalista Luca De Fazio sul Revenge Porn.
Avvocato ci vuole dire cosa è il Revenge porn, che significa e come funziona?
Il Revenge porn è letteralmente la vendetta pornografica, ovvero una condotta penalmente rilevante consistente nella diffusione di immagini e/o video a contenuto sessualmente esplicito senza il consenso della persona raffigurata, con l’intento di provocare alla stessa danno o un disagio psicofisico. Come funziona è semplice: l’autore del reato, perché di questo si tratta, diffonde del materiale a sfondo sessuale e spesso accade che la diffusione avviene in rete come si è visto ad esempio in ambiente scolastico. Esempio tipico è quello che vede la diffusione di filmati o immagini intime di coppia che, a seguito della conclusione del rapporto, per vendetta appunto, vengono divulgate. Il Revenge porn è un atto di violenza atroce e in molti casi il soggetto si sente così umiliato da vedere come unica via d’uscita il suicidio.
Come è punito il Revenge porn in Italia?
Di certo c’è da dire che rispetto al nostro sistema normativo l’Inghilterra è stata la prima a normare la figura del Revenge porn, e parliamo già del 2015. L’Italia rimane uno dei paesi in cui a oggi il Revenge porn trova una collocazione specifica nel codice penale, questo reato è previsto dall’articolo 612 ter del codice penale ovvero: la diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti. È un reato introdotto recentemente nell’agosto del 2019 attraverso la legge numero 19, la cosiddetta legge codice rosso una legge a tutela delle donne e dei soggetti deboli che hanno subito abusi e violenze. Diciamo che questo articolo è posto a tutela della libertà morale della persona e della reputazione degli individui.
Cosa rischia chi riceve/diffonde le immagini?
Iniziamo a dire cosa dice la normativa sul Revenge porn. Letteralmente recita così: chiunque, dopo averli realizzati o sottratti invia , pubblica ,consegna, e o diffonde immagini e video a contenuto sessualmente esplicito destinati a rimanere privati, senza il consenso della persona rappresentata o raffigurata è punibile con la reclusione da uno a sei anni e una multa da 5000 a 15.000 €, questa diciamo che è la base della normativa penale, in realtà il massimale dei sei anni non consentirebbe di beneficiare di alcuno strumento di deflazione previsto dal nostro sistema, la stessa pena viene applicata a chi comunque abbia acquistato o ricevuto il materiale e allo stesso modo lo invia, lo consegna, lo pubblica o diffonde senza il consenso delle persone raffigurate, al fine di recare loro un nocumento, ovvero di nuocere alla persona.
Quali sono le circostanze aggravanti?
Le circostanze aggravanti sono previste e specifiche, infatti la pena è aumentata se la diffusione del materiale pornografico è commessa dal coniuge, anche se separato divorziato, o da una persona che è stata affettivamente legata alla vittima e sei fatti sono trasmessi attraverso strumenti telematici e informatici. Inoltre, ancor più grave, la pena è aumentata da 1/3 alla metà, se la vittima è una persona in condizione di inferiorità fisica o psichica oppure una donna in gravidanza.
Come difendersi dal Revenge porn? A chi rivolgersi per denunciare?
Chi è vittima di Revenge porn può rivolgersi alle autorità ovvero polizia o carabinieri facendo una semplice querela, i quali hanno sia personale sia uffici appositi che svolgono indagini ben precise. Al contrario di altri reati che prevedono la scadenza di 90 giorni, per sporgere denuncia la vittima ha sei mesi di tempo. Spesso le vittime di Revenge porn quando scoprono l’esistenza del materiale pornografico in rete rimangono sgomenti e annichiliti e non hanno la prontezza nell’agire, è opportuno quindi fare degli screen del materiale circolato e anche di chi condivide o mette i like perché saranno elementi di prova in sede legale, rivolgersi subito all’avvocato di fiducia che consiglierà passi giusti da fare.
Kevin Mirto