Un giorno molto atteso e che qualcuno, a dir la verità, pensava non arrivasse più alla luce del tempo trascorso tra la comparsa del bonus bici nel decreto rilancio entrato in vigore a maggio, e la sua effettiva applicazione a partire dal 3 novembre. È stato soprannominato click day, il giorno in cui milioni di italiani si sono collegati sul sito del Ministero dell’Ambiente per cercare di essere tra i primi ad accaparrarsi il bonus mobilità. Il risultato? Un vero e proprio “assembramento digitale” se proprio vogliamo scherzarci su, anche se purtroppo c’è poco da ridere, visto che per cercare di arrivare prima bisognava stare per ore incollati al pc aspettando il proprio turno, sperare di concludere in 20 minuti il processo e di non essere bloccati al momento di identificarsi con il proprio Spid.
Dopo il primo disastro legato alla richiesta del contributo alle partite iva attraverso il portale INPS, anche il secondo test messo in piedi dal Governo è stato a dir poco fallimentare, sembra tutto veramente relegato ad un’approssimazione stantia e fuori luogo. Viene spontaneo domandarsi dove siano le infrastrutture digitali tanto chiacchierate da questo Governo? Dove sono le task force anche propriamente richieste per questo campo? Quanti soldi dovranno spendere ancora gli utenti per ottenere questi risultati? Abbiamo la certezza di non poter commentare cose che possano fare capo all’emergenza sanitaria, però ciò che riguarda aspetti consumeristici riteniamo sia di nostra competenza. Ingarbugliare e rendere farraginoso un processo che dovrebbe essere immediato ci fa sorridere amaramente.
Al di là di questi problemi che, ancora una volta, rendono evidente come il Governo non sia in grado di mettere in piedi un sistema digitale efficiente, la domanda che sorge spontanea è: era così indispensabile concedere un contributo per l’acquisto di un monopattino o di una bicicletta elettrica? Se l’intenzione era quello di dare un buono per i prossimi regali di natale allora ha un senso, se altrimenti l’intenzione era quella di rilanciare la green mobility allora siamo ancora molto lontani. Prima di tutto bisognava infatti rivedere la mobilità nelle maggiori città italiane così come invece è concepita nelle altre Capitali europee e non improvvisare delle piste ciclabili posizionate in tratti del tutto inutili.
In secondo luogo, in un momento in cui alcuni lavoratori aspettano ancora la cassa integrazione e infermieri e medici i 100 euro promessi dal Governo, era necessario stanziare 215 milioni di euro per un bonus che non sono riusciti a richiedere tutti i beneficiari?
Come disse qualcuno ai posteri l’ardua sentenza…
Denis Nesci