È sicuramente l’argomento più discusso del momento e sarà la sfida più grande a cui saremo chiamati a rispondere, l’economia circolare è entrata già da qualche anno nell’agenda delle priorità a livello europeo. Nel Piano di ripresa e resilienza messo in campo dall’Unione europea, il primo pilastro è la Next Generation EU, ossia la transizione green che permetterebbe alle generazioni future di affrontare e superare la crisi climatica ed ecologica. In campo sono stati stanziati 750 miliardi di euro, in aggiunta ai 1.100 miliardi di euro previsti dal Quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021-2027 ma, per poter sfruttare questi fondi, gli Stati membri dovranno presentare entro il 30 aprile 2021 i Piani nazionali di ripresa e resilienza. Per il neo Governo di Draghi sarà quindi il primo vero banco di prova a livello europeo che speriamo riesca a non deludere le aspettative, soprattutto perché, secondo un recente rapporto, il nostro Paese risulterebbe il primo in Europa per ciò che concerne l’impegno nell’economia circolare.
Nel 3° rapporto sull’economia circolare in Italia in cui vengono analizzate le performance del nostro Paese nell’ambito della produzione, del consumo, della gestione circolare dei rifiuti oltre che degli investimenti e dell’occupazione nel riciclo, nella riparazione e nel riutilizzo, l’Italia risulta prima, seguita da Francia, Germania, Spagna e Polonia.
Se così fosse quindi, il nostro Paese probabilmente avrebbe buone possibilità di poter ricevere questi finanziamenti, fermo restando che dovrà presentare un piano coerente e attento al recepimento delle nuove normative europee. Sicuramente alcuni passi avanti in questo senso sono stati già fatti: a settembre 2020 sono stati approvati i decreti legislativi di recepimento delle direttive in materia di rifiuti con l’obiettivo di prevenire la produzione di rifiuti, incrementare il recupero di materie prime, portare il riciclo dei rifiuti urbani ad almeno il 65% entro il 2035 e ridurre a meno del 10% entro la stessa data lo smaltimento in discarica.
È pur vero che se a livello nazionale si è cercato di attuare delle precise azioni per cercare di velocizzare questo processo, è pur vero che bisogna fare i conti anche con l’effettiva messa in atto delle disposizioni il cui compito spetta alle Regioni.
Proprio per questo è nato un tavolo istituzionale al Ministero dell’Ambiente per definire i criteri e le linee strategiche a cui le Regioni e le Province autonome dovranno attenersi, con particolare riferimento ai Piani regionali di gestione dei rifiuti, un punto dolente del nostro Paese.
La gestione dei rifiuti in Italia non è mai stata la punta di diamante, sono evidenti infatti gli squilibri nella gestione del ciclo integrato e i ritardi della raccolta differenziata in determinati territori, difficile togliersi dagli occhi la montagna di rifiuti a Roma, a Napoli e a Reggio Calabria, per non parlare poi dei rifiuti che vengono interrati o sommersi.
Insomma il primato a livello europeo è vero che non può che renderci orgogliosi ma la realtà è molto più complessa.
Come associazione in difesa dei consumatori questo sarà sicuramente un tema che da qui ai prossimi anni cercheremo di approfondire, promuovendo anche dei progetti che possano coinvolgere in primis i più giovani che saranno chiamati un giorno a portare avanti questa battaglia.