Abbiamo intervistato la Dottoressa Giovanna Di Mastromatteo, anestesista rianimatore che ci ha raccontato la sua esperienza lavorativa durante la pandemia.
Dottoressa ci può raccontare come è stata la situazione all’interno dell’ospedale dove presta servizio nei mesi più duri che il nostro sistema sanitario ha dovuto affrontare contro il Covid-19?
Sono medico anestesista-rianimatore e svolgo la mia attività professionale in Calabria. La prima ondata di Covid 19 è stata per noi un momento estremamente intenso dal punto di vista umano e professionale. In Calabria fortunatamente il numero dei contagiati e dei pazienti che hanno necessitato di cure intensive è stato contenuto, non paragonabile a quanto accaduto nelle regioni del Nord. Dal punto di vista pratico, inizialmente abbiamo vissuto momenti di tensione e paura perché sapevamo quello a cui si sarebbe potuti andare incontro: abbiamo visto tutti le immagini spaventose dei telegiornali in quelle settimane. Ci siamo dovuti reinventare. Abbiamo ridotto il numero delle sale operatorie attive perché è stato necessario impiegare il personale in altre attività, abbiamo convertito in poche ore la sala di risveglio del blocco operatorio dove normalmente vengono assistiti i pazienti in uscita dalla sala operatoria dopo l’intervento chirurgico, in sala di rianimazione per la cura dei pazienti critici. La nostra U.O. di rianimazione che può contare su 16 posti letto è stata immediatamente convertita in rianimazione Covid 19 per il trattamento dei pazienti più gravi che necessitavano di terapia intensiva. L’ospedale è stato praticamente blindato, sono stati chiusi gli ambulatori e procrastinata tutta l’attività sanitaria non urgente e differibile, sono state vietate le visite ai pazienti degenti, sono stati creati percorsi interni per tenere separati i pazienti sospetti e malati covid19 dagli altri. Una vera rivoluzione.
Tutti noi vi definiamo degli eroi, ma anche i supereroi hanno delle paure, ecco, quale è stata la sua maggior paura e timore quando prestava servizio?
Vorrei dire una cosa: non siamo eroi o, se lo siamo, lo siamo sempre stati e non solo per l’emergenza Covid 19. Come in ogni ambito lavorativo ci sono problemi e criticità ma mi lasci dire che la grande maggioranza del personale sanitario (medici, infermieri, oss, tecnici ecc) lavora con grande senso di responsabilità, con abnegazione e spesso compiendo sacrifici. Sono stati giorni di grande preoccupazione e stress sia dal punto di vista professionale che personale.
La struttura ha reagito bene? Vi sono state delle complicazioni nella gestione dell’emergenza?
Non è stato semplice reagire ed organizzarsi, a partire dalle difficoltà nel reperire il materiale necessario ed organizzare l’attività affinché fosse quanto più possibile efficace ed efficiente nella gestione dell’emergenza. Il nostro vantaggio è stato poter fare riferimento all’esperienza degli ospedali del nord che ci stavano precedendo nella gestione del Covid 19. Sono state utilissime in questo le conferenze online che ci hanno permesso di ascoltare quello che stava succedendo altrove direttamente dalla voce dei protagonisti e di avere da loro indicazioni e suggerimenti su come comportarci.
Cosa è cambiato oggi all’interno dell’ospedale dove presta servizio?
In questo momento l’attenzione in ospedale è ancora alta e sono in atto le misure per la prevenzione del contagio: la misurazione della temperatura all’ingresso, il controllo degli accessi, l’obbligo della mascherina e del distanziamento con il divieto assoluto di assembramenti, tutti i pazienti che vengono ricoverati vengono sottoposti a tampone nasofaringeo. Insomma, non si può e non si deve ancora abbassare la guardia.
Dobbiamo essere ancora prudenti ed evitare comportamenti superficiali e sconsiderati. Abbiamo dimostrato che uniti possiamo vincere!
Kevin Mirto