Cosa temono maggiormente i consumatori durante questa pandemia? Sembra che sia la salute ad essere al primo posto, ma non è sempre così scontato. In molti sono naturalmente preoccupati da una situazione economica che, di fatto, rischia di creare dei danni non sottovalutabili neanche a confronto di una grande attenzione per la propria salute. Questo ovviamente varia di Paese in Paese, soprattutto cambia al mutare dell’attuale situazione emergenziale. Nei Paesi in cui il covd-19 è ancora fuori controllo c’è una forte prevalenza della paura nei confronti della propria salute, viene meno invece quella per la situazione economica. Al contrario, nei Paesi dove il covid-19 sembra essere più sotto controllo la preoccupazione per la situazione economia è ben più alta tra i consumatori. Questo è assolutamente fisiologico, anche se le due cose, come già detto non sono sempre direttamente proporzionali.
Sicuramente il fattore che ha più incidenza è la situazione lavorativa oltre che quella sociale. Si preoccupa della situazione economica il libero professionista, il proprietario di un ristorante, un albergatore o chi per guadagnare necessita che la situazione torni alla normalità. La salute spaventa di più il lavoratore dipendente, pubblico o privato che continua a percepire un regolare stipendio e che non ha grossi motivi (per il momento) per avere timore per la situazione economica.
Oltre a ciò che colpisce i consumatori dal punto di vista sanitario ed economico, moltissimi lavoratori sono e saranno ancora in smartworking fino alla fine dell’anno, con tutto quello che può comportare una situazione di questo tipo a livello psicologico. Ecco che si innescano quindi una serie di preoccupazioni probabilmente mai presentate prima nella testa di molti utenti, che hanno un approccio sempre diverso nel considerare quella che è una vita che in qualsiasi casa da 6 mesi a questa parte non è affatto uguale a prima. I dati raccolti dall’Istat fanno riferimento al periodo che va dal 1° luglio al 17 e, in questa fase, non c’è stata alcuna riduzione del tasso di risposta delle imprese con riferimento all’emergenza sanitaria. L’Istat ha fatto inoltre notare come non siano state prese in considerazione le variazioni eccezionali presenti in questo periodo. Se si mettono a paragone i dati rispetto ai mesi precedenti all’emergenza sanitaria, naturalmente, si trovano grandi differenze. Ma il secondo mese di fila con un segno positivo per il clima di fiducia delle imprese fa comunque notizia. Peccato invece per l’indice di fiducia dei consumatori che dopo un buon mese di giugno 2020, segna una flessione. Il segno negativo farebbe riferimento alla diminuzione del clima economico e di quello futuro. Sicuramente ci sarà da tenere d’occhio i prossimi dati, con riferimento soprattutto al mese di settembre.
Denis Nesci