In occasione della quarta giornata internazionale contro bullismo e cyber bullismo abbiamo deciso di intervistare il Dott. Marco Valerio Cervellini, responsabile relazione esterne della Polizia Postale delle comunicazioni.
Come si può iniziare a parlare di bullismo? Come si manifesta? Quali sono le prime avvisaglie?
Si può parlare di bullismo quando ci sono tutte una serie di azioni violente reiterate nel tempo nei confronti di un minore da parte di altri coetanei. Tra le diverse forme possiamo anche citare il semplice isolamento nelle feste di compleanno (mancato invito), poi insulti prese in giro ed altro. Generalmente la vittima di bullismo è un ragazzo o una ragazza particolarmente brava a scuola, che non è estroversa, oppure, è una persona che per i suoi aspetti fisici si presta a questo tipo di goliardia da parte dei coetanei. L’aspetto più grave del bullismo sono tutti coloro che sostengono e che guardano queste forme di violenza e di vessazione nei confronti di altri coetanei perché il bullo, senza il gruppo che lo sostiene, non avrebbe motivo di esistere.
Cosa diversa è invece il cyberbullismo. Il cyberbullo insegue la vittima ogni volta che si collega alla rete internet: quando apre la posta elettronica, va sui social, ecc. Questo è ancora più pericoloso e dirompente per il minore, perché loro vivono nel mondo di internet e i social sono la forma di comunicazione che utilizzano. Quindi immaginare che un minore venga isolato dal gruppo nel mondo della rete e come se venissi isolato nel gruppo del muretto nella vita di tutti i giorni. E’ ancora più grave perché diversi tentativi di suicidio di minori noi li abbiamo avuti in virtù di questi comportamenti vessatori online.
C’è un aumento del cyberbullismo?
Assolutamente sì. Nonostante lo sforzo da parte degli educatori e degli adulti di riferimento, c’è un continuo aumento dei fenomeni di bullismo e cyberbullismo. Tenga presente che noi come polizia postale riceviamo tantissime segnalazioni. Fortunatamente riusciamo a far sì che queste segnalazioni non diventino delle denunce perché interveniamo in tempo. Riusciamo attraverso le persone coinvolte a far sì che venga interrotta questa forma di violenza. Questo è positivo perché la condanna di un minore deve essere di estrema ratio.
Chi è che deve attivarsi e fare qualcosa per sconfiggere questo fenomeno?
La famiglia, i genitori perché in primis l’educazione dei figli è affidata a loro. Po abbiamo la scuola che ha un ruolo fondamentale. Però in alcune circostanze i fenomeni avvengono al di fuori della scuola.
Quali sono le fasce d’età più coinvolte in queste problematiche?
Le fasce di età che oggi sono coinvolte sono due. Partono dagli 8,9 anni fino ai 13 e dai 14 ai 17. Abbiamo delle denunce di cyber stalking di minore di anni 9 per far comprendere di quanto il fenomeno sia grave. La fascia dai 14 fino ai 17 a differenza dei più piccoli, che lo fanno non rendendosi conto del male che stanno arrecando al coetaneo, lo fanno con la consapevolezza di voler far male, di umiliare, vessare, usare violenza. Poi abbiamo il bullismo al femminile tra ragazze. E’ più violento e feroce dei precedenti. (Es. prendere di mira una coetanea che è più carina, più seguita dai ragazzi, ha più follower sui social, sono motivi di violenze e vessazioni da parte delle coetanee che “non hanno questo successo”).
I consigli che possiamo dare ai genitori o alle vittime?
Di non chiudersi in sè stessi, di farsi aiutare, di gridare il proprio dolore. A tutti coloro che dovessero venire a conoscenza di informare la scuola, i genitori del minore e, perché no, mettersi in mezzo per aiutare il minore a superare questo momento così difficile.
Per coloro che dovessero aver bisogno di un consiglio i nostri uffici sono sempre aperti. Noi abbiamo un portale www.commissaritodips.it dove possono trovare tutte le informazioni necessarie. Se vogliono dialogare con noi possono comunque scriverci tramite email, nei casi più importanti anche per telefono.
Giorgia Abele